Nel mese di dicembre 2016, l'iconico Telefono Aragosta bianco, creato nel 1936, è stato venduto all'asta da Christie’s, a Londra. La sua valutazione iniziale, fissata tra GBP 150.000 e GBP 250.000, si è rivelata molto prudente considerando quanto siano ancora popolari nelle aste le opere d’arte di Salvador Dalí; realizzata ormai ottanta anni or sono, l’opera è stata infatti aggiudicata per l’incredibile somma di GBP 850.000. Diversi furono gli esemplari creati nel 1936, ma solo uno di colore bianco.
Icona del Surrealismo e una delle opere più immediatamente riconoscibili del XX secolo, il Telefono Aragosta di Salvador Dalí è stato realizzato in collaborazione con l’amico del pittore e suo mecenate Edward James, il più attivo tra i mecenati degli artisti surrealisti nel corso degli anni Trenta.
Altri esempi di quest’opera iconica sono attualmente collocati nei musei di tutto il mondo, tra cui la Tate Gallery di Londra, e il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, in Olanda, che, a partire dal mese di febbraio, ospiterà una mostra surrealista in cui sarà esposto il telefono.
Come racconta Sharon-Michi Kusunoki nel libro Dalí: The Centenary Retrospective, fu proprio Edward James a spingere Dalí alla creazione del Telefono Aragosta: James si trovava infatti in visita a casa di una signora dell’aristocrazia quando, nell’atto di rispondere a un telefono che stava squillando, la signora per errore impugnò un’aragosta. Fu questo accostamento umoristicamente incongruo tra un telefono e un’aragosta ad accendere la fantasia di James e a far nascere l’idea per l’opera d'arte. (S-M. Kusunoki in D. Ades, Dalí: The Centenary Retrospective, exh. cat., Venice & Philadelphia, 2004-5, p. 286; edizione italiana: D. Ades (a cura di), Dalí: La retrospettiva del centenario, catalogo della mostra, Bompiani, Milano 2004).
Come scrisse Dalí nella sua autobiografia “La mia vita segreta”: “Perché, quando chiedo un’aragosta all’americana in un ristorante, non mi portano mai un telefono alla griglia? E perché lo champagne viene sempre servito ghiacciato, mentre i telefoni, sempre tiepidi e sgradevolmente appiccicosi, non sono mai serviti in un bel secchiello, appannato e velato di ghiaccio?” …… “Telefono frappé, telefono alla menta, telefono afrodisiaco, telefono all’aragosta, telefono drappeggiato nel visone, per i boudoir delle sirene dalle unghie fasciate d’ermellino, telefono alla Edgar Allan Poe, con un topo morto nascosto dentro, telefono alla Böcklin, installato in un cipresso…telefono al guinzaglio, ma capacissimo di passeggiare da solo, telefono applicato sul dorso di una tartaruga viva …telefoni…telefoni…telefoni…” (S. Dalí, La mia vita segreta, traduzione di Irene Brin (con lievi modifiche), Abscondita, Milano 2006, p. 209).
L’aragosta era un simbolo iconico cui Dalí fece spesso riferimento nella sua arte. Ne era affascinato per via dei contrasti tra durezza e morbidezza e per le sue associazioni erotiche. Elsa Schiaparelli, la stilista che collaborò con Dalí a vari progetti, creò un abito da sera che presentava un’aragosta stampata lungo il davanti della gonna, con la coda strategicamente posizionata all’altezza del bacino. Fu notoriamente indossato da Wallis Warfield Simpson in una serie di fotografie di Cecil Beaton, scattate poco prima del matrimonio di Wallis con Edoardo VIII.
Il Telefono Aragosta è una delle opere più riconoscibili di Dalí. L’accostamento di oggetti di uso quotidiano, al fine di renderli umoristici o d'avanguardia, costituiva il presupposto stesso del Surrealismo: quest’opera d’arte ne è un classico esempio, combinando tra loro l’inconsueta Aragosta e un comune telefono.