Là dove Palladio ispirò Dalí.

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Lunedì, 7. Ottobre 2019

 

“Il Palladio e il Bramante mi apparivano di giorno in giorno con maggior chiarezza i più perfetti realizzatori di compiutezze umane nel campo dell’estetica […] Giorno dopo giorno, mi ripetevo: E’ impossibile, anche astrologicamente, imparare dagli antichi una tecnica ormai perduta! Non mi resta nemmeno il tempo di imparare a disegnare come loro”. Salvador Dalí.

 

Là dove Palladio ispirò Dalí.

 

Dalí dichiarò in modo cristallino la sua profonda ammirazione per Palladio nella sua autobiografia “La mia vita segreta” e nel “Diario di un genio”. L’artista catalano descrisse il celebre architetto del Rinascimento italiano, insieme al Bramante, come “il più perfetto realizzatore di compiutezze umane nel campo dell’estetica”.

Il fascino dell’architettura Palladiana ebbe una profonda influenza su Dalí che, nelle opere del maestro del Rinascimento, vedeva i prodotti di una “tecnica oramai perduta” che occorreva ammirare, studiare e sperimentare, con lo scopo di “ritornare al classicismo” ed affermare una “fede estetica”, quale “unica risposta all’incapacità di osservazione, che aveva divorato gli artisti nel dopoguerra”.

Dalí visitò l’Italia per la prima volta nell’autunno del 1935, con il desiderio di vedere da vicino le opere del Rinascimento italiano; ma ebbe l’occasione di soggiornare nella città di Vicenza soltanto dopo gli anni trascorsi ininterrottamente negli Stati Uniti, nell’autunno del 1948, l’anno che segnò la nuova “fase classica” dell’arte di Dalí.

Il suo trattato “50 segreti magici per dipingere”, pubblicato dalla Dial Press di New York nel 1948, è un dichiarato elogio alla tradizione classica, rappresentata dai più importanti pittori ed architetti del Rinascimento italiano: Palladio, Bramante, Raffaello e Leonardo da Vinci.

Durante il soggiorno a Vicenza presso la Villa Roi, Dalí e Gala furono ospiti del marchese e mecenate d’arte Giuseppe Roi. Dalí visitò con profonda ammirazione le opere architettoniche palladiane e si dedicò a studiare ed analizzare dal vero la composizione e la geometria dell’architettura di Andrea Palladio.

Nel suo “Diario di un genio” Dalí scrisse “Se vi rifiutate di studiare l’anatomia, l’arte del disegno e della prospettiva, la matematica dell’estetica e della scienza del colore, lasciatevi dire che questo è un segno più di poltroneria che di genio”.

Il primo dipinto della “Madonna di Port Lligat”, che Dalí realizzò nel 1949, è indubbiamente ispirato alla Villa Almerico Capra detta “La Rotonda” di Palladio. La Vergine Maria, seduta e con la testa china, contempla ed adora il frutto del suo grembo, Gesù. Attorno a Lei, l’architettura sembra voler incoronare la Vergine, e presenta la medesima forma delle arcate laterali dell’avancorpo con loggiato e scalinata della famosa villa veneta, con la sola differenza che, nell’opera pittorica, Dalí decise di rappresentare la struttura scomponendola in più parti e facendola fluttuare nell’atmosfera del paesaggio catalano di Port Lligat.

 

                                           

Nel medesimo anno, Dalí dipinse “Leda atomica” (1949) con il desiderio di portare nell’opera pittorica gli ideali umanistici dell’architettura rinascimentale del Palladio. Il dipinto, così come la costruzione architettonica della villa palladiana “La Rotonda”, è il frutto della ricerca della perfezione simmetrica e geometrica, ed è completamente inscrivibile in un cerchio perfetto.

 

 

Dalí rimase così colpito della ricchezza paesaggistica, culturale ed artistica della città di Vicenza che, trascorso un mese dal suo arrivo nella città vicentina, decise di prolungare la sua permanenza presso la villa di Montegalda, nell’autunno del 1948.

 

 

A soli tre anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ed i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, Dalí avviò in Italia la nuova “fase classica”, che aveva precedentemente annunciato all’apertura dell’esibizione pittorica presso la Bignou Gallery di New York nel 1945.

La situazione politica dopo la guerra, unita al progresso scientifico e tecnologico, consentì a Dalí, come egli stesso affermò, di “abbracciare le serene perfezioni della pittura rinascimentale italiana”. Al tempo stesso, Dalí dichiarò: ”più aumento la presenza degli ideali classici nella raffigurazione dei miei soggetti, più i soggetti stessi diventano irrazionali ed inspiegabili”.

Quest’autunno-inverno 2019, Vicenza torna ad ospitare idealmente Salvador Dalí, attraverso la presenza delle sculture del genio catalano.

Nel centro storico di Vicenza si potranno ammirare alcune sculture in bronzo facenti parte dell’importante Collezione Dalí Universe di Beniamino Levi: la “Venere Spaziale”, l’ ”Elefante del Trionfo”, la “Ballerina Daliniana”, la “Danza del tempo III” ed il “Pianoforte Surrealista”, possono essere visitate passeggiando rispettivamente nella Piazza Matteotti, la Piazza dei Signori, la Basilica Palladiana, la Piazza San Lorenzo e tra il Corso Palladio e la Contrà Cavour.

 

 

Le sculture “Omaggio a Tersicore” e “Danza del Tempo I” sono state riposizionate al termine della terza edizione di VIOFF, il Fuori Fiera di Vicenza Oro, rispettivamente presso la Piazza delle Erbe e la Piazza Esedra di Campo Marzo.

Ed ancora, coloro che entreranno negli spazi suggestivi della Basilica Palladiana, potranno incontrare idealmente Salvador Dalí anche nel Museo del gioiello, e conoscere la personalità poliedrica del maestro catalano visitando la mostra “Arte preziosa. Le sculture gioiello di Salvador Dalí”.

 

 

Vicenza “ospiterà” Salvador Dalí attraverso la ricchezza iconografica e materica delle sue opere fino al prossimo 26 gennaio 2020.

Sarà un’occasione imperdibile per ammirare la scultura daliniana accanto all’architettura palladiana, nel medesimo contesto storico - artistico della città di Vicenza; la città che catturò l’attenzione di Dalí nel 1948 e che, precedentemente, nel 1910, aveva colpito Gabriele D’Annunzio che la chiamò “Vicenza la Bella”, “la mia divina Vicenza”, “la mia città diletta”.

“Il fascino di Vicenza è senza tempo, proprio come l’arte di Dalí” afferma il Presidente del Dalí Universe, Beniamino Levi.

Non a caso, il produttore cinematografico Samuele Schiavo, ha voluto raccontare la città omaggiando la sua “bellezza divina”, come l’aveva descritta D’Annunzio, con un video emozionante dal titolo “La grande Vicenza”, prodotto a marzo 2019.

Ed ancora, non a caso, lo scorso mese di settembre, Vicenza è stata scelta, insieme ad altre tre località italiane, per partecipare al programma televisivo cinese “I comuni e borghi più belli” ospitando la principale emittente televisiva cinese CBN China Business Network (CBN), con sede a Shanghai, la quale ha girato le immagini nel centro storico ed accanto agli edifici più importanti della città, tra i quali il Teatro Olimpico e la Basilica Palladiana.

“Siamo onorati di aver portato Dalí a Vicenza, nell’anno che segna il trentesimo anniversario della morte del genio catalano, attraverso l’esibizione delle opere della Collezione Dalí Universe” dichiara Beniamino Levi.

A tal proposito Levi aggiunge: ”Siamo certi che la presenza dell’universo daliniano a Vicenza offra alla città un fascino unico è spettacolare, grazie alla possibilità di ammirare, allo stesso tempo e nello stesso contesto storico – artistico, i prodotti dell’arte Rinascimentale e del Surrealismo.”

Dalí, forse, pensando alla sua amata città di Vicenza, avrebbe annunciato: “Finalmente sto per nascere!” “Lasciatemi essere il primo precursore del nuovo Rinascimento!”

 

 

 

Fonti:

 

Diario di un genio, Salvador Dalí, 1963.

La mia vita segreta, Salvador Dalí, 1942.

Dalí: The Centenary Retrospective, Dawn Ades, 2004

Catalogue Raisonné of Salvador Dalí Paintings (https://www.salvador-dali.org).

Cronologia di Dalí in Italia, Fondazione Gala-Salvador Dalí

Fondazione Giuseppe Roi (https://www.fondazioneroi.it)