Quest’anno sarà l’anno delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di #DanteAlighieri e il Dalí Universe renderà omaggio al sommo poeta con varie iniziative che riguarderanno il mondo Daliniano e Dantesco (#Dante700).
La prima iniziativa che il Dalí Universe ha avviato lo scorso dicembre 2020 è la #LotteriaDalí offrendo a coloro che acquisteranno i biglietti speciali per visitare la mostra dedicata a Salvador Dalí “La Persistenza degli Opposti” nella città dei Sassi di Matera, in Italia, la possibilità di vincere il premio della Grafica del Canto XIV del Paradiso della Divina Commedia illustrata da Salvador Dalí.
I 250 biglietti a data libera permetteranno di accedere alla mostra in un giorno a scelta dalla riapertura fino al 30 novembre 2021. Ci auguriamo di poter riaprire la mostra dedicata al Maestro del Surrealismo e accogliervi appena possibile.
In attesa di rivedervi desideriamo offrirvi la possibilità di programmare la vostra prossima visita del Dalí Universe a Matera e di vincere la grafica del Canto XIV del Paradiso della Divina Commedia illustrata da Salvador Dalí, prorogando l’acquisto dei biglietti fino a domenica 4 aprile 2021 e l’estrazione dei biglietti a lunedì 12 aprile 2021.
Potrete acquistare i biglietti su Internet (https://www.ciaotickets.com/abbonamenti/salvador-dali-lotteria-di-natale...) o nei Punti vendita (circuito nazionale Ciaotickets consultabile su www.ciaotickets.com/punti-vendita).
Negli anni 50', il governo italiano scelse Dalí per realizzare un'edizione speciale commemorativa in occasione del 700° anniversario della nascita di Dante. L'annuncio del progetto tuttavia non fu accolto favorevolmente dall’opinione pubblica italiana, in quanto sarebbe stato uno Spagnolo a illustrare il loro grande patrimonio culturale, e precisamente Dalí, surrealista provocatorio con un'ostentata personalità eccentrica. Il progetto quindi si arenò.
Nonostante questo, Dalí continuò il lavoro e sperimentò il suo percorso personale nel regno di Dante, un viaggio che durò nove anni. Tra il 1951 e il 1960 produsse un numero incredibile di acquerelli straordinari, 100 per l'esattezza, 34 per l'Inferno, 33 per il Purgatorio e 33 per il Paradiso. Gli acquerelli diventarono la base per la creazione di un’edizione di xilografie.
Bust of Dante, Salvador Dalí, 1964
Noto per l'esplorazione dell'inconscio, l'interpretazione dei sogni, il timore della morte e della sessualità, Dalí svolse il suo compito alla perfezione, interpretando magnificamente i versi ritmici di Dante, i personaggi complessi e le punizioni stravaganti. Il sovrannaturale si unisce alla spiritualità e Dalí aggiunge il suo tocco personale fondendo figure, forconi, angeli e corpi contorti per creare questa versione unica della Divina Commedia.
Il risultato è un intenso dialogo tra due geni artistici, che abbraccia la vita, la morte, l'arte e la religione, affascinante e sorprendente al tempo stesso.
Canto XIV from the Paradise book, The Divine Comedy, illustrated by Salvador Dalí
Nella grafica del Canto XIV del Paradiso, Dalí illustra l’ascesa di Dante e Beatrice al V Cielo di Marte come descritto da Dante Alighieri.
Il centro della scena è occupato dalle figure di Dante e Beatrice; mentre in alto, un fascio di luce rappresenta lo splendore dello Spirito Santo.
Nel canto, Beatrice intuisce un dubbio di Dante: il poeta si chiede se la luce che avvolge i beati rimarrà con loro quando, con il Giudizio Universale, ricongiungeranno i loro corpi, e se la loro vista potrà sostenerne lo sguardo.
Salendo al V Cielo di Marte, Dante vede due strisce luminose che formano una croce e racconta la sua visione di Cristo. Lungo i bracci orizzontali e verticali della croce, le luci dei beati risplendono nel momento in cui si incontrano e si oltrepassano, e vengono paragonate al pulviscolo atmosferico che attraversa un raggio di sole.
Dalí interpreta i versi ritmici del Canto di Dante aggiungendo il suo tocco personale, unico, surreale e inconfondibile.
Salvador Dalí, Port Lligat, 1959
L’artista catalano utilizza una delle sue immagini preferite, il corno di rinoceronte, per illustrare simbolicamente la visione del sommo poeta. Le figure di Dante e Beatrice perdono le loro sembianze umane, si frammentano e acquistano una nuova geometria, fatta di corni e curve logaritmiche.
Nel suo “Diario di un Genio” Dalí scrisse: “Tutte le superfici un po’ curve del corpo umano hanno un luogo comune geometrico, quello che si incontra in questo cono dalla punta arrotondata, incurvata verso il cielo o verso terra, e dall’aspirazione angelica all’annichilimento in una perfezione assoluta: il corno di rinoceronte!”.
Dall’alto verso il basso, la scena presenta innumerevoli piccoli corni di rinoceronte, che per Dalí rappresentano: “la base essenziale di ogni estetica”. La loro posizione ricorda quella che assumono le particelle del pulviscolo atmosferico e definisce la sagoma di Beatrice e Dante.
Dalí non poteva scegliere una forma più perfetta e divina, per illustrare la bellezza di Beatrice mentre accompagna Dante verso il V Cielo. Dopotutto è la stessa forma, perfetta e divina, con la quale Dalí scelse di illustrare Gala nel suo famoso dipinto “Assumpta Corpuscularia Lapislazulina” del 1952.
Assumpta Corpuscularia Lapislazulina, Salvador Dalí, 1952
Paradiso, Canto XIV, Divina Commedia
Dal centro al cerchio, e sì dal cerchio al centro
movesi l’acqua in un ritondo vaso,
secondo ch’è percosso fuori o dentro:
ne la mia mente fé sùbito caso
questo ch’io dico, sì come si tacque
la glorïosa vita di Tommaso,
per la similitudine che nacque
del suo parlare e di quel di Beatrice,
a cui sì cominciar, dopo lui, piacque:
«A costui fa mestieri, e nol vi dice
né con la voce né pensando ancora,
d’un altro vero andare a la radice.
Diteli se la luce onde s’infiora
vostra sustanza, rimarrà con voi
etternalmente sì com’ ell’ è ora;
e se rimane, dite come, poi
che sarete visibili rifatti,
esser porà ch’al veder non vi nòi».
Come, da più letizia pinti e tratti,
a la fïata quei che vanno a rota
levan la voce e rallegrano li atti,
così, a l’orazion pronta e divota,
li santi cerchi mostrar nova gioia
nel torneare e ne la mira nota.
Qual si lamenta perché qui si moia
per viver colà sù, non vide quive
lo refrigerio de l’etterna ploia.
Quell’ uno e due e tre che sempre vive
e regna sempre in tre e ’n due e ’n uno,
non circunscritto, e tutto circunscrive,
tre volte era cantato da ciascuno
di quelli spirti con tal melodia,
ch’ad ogne merto saria giusto muno.
E io udi’ ne la luce più dia
del minor cerchio una voce modesta,
forse qual fu da l’angelo a Maria,
risponder: «Quanto fia lunga la festa
di paradiso, tanto il nostro amore
si raggerà dintorno cotal vesta.
La sua chiarezza séguita l’ardore;
l’ardor la visïone, e quella è tanta,
quant’ ha di grazia sovra suo valore.
Come la carne glorïosa e santa
fia rivestita, la nostra persona
più grata fia per esser tutta quanta;
per che s’accrescerà ciò che ne dona
di gratüito lume il sommo bene,
lume ch’a lui veder ne condiziona;
onde la visïon crescer convene,
crescer l’ardor che di quella s’accende,
crescer lo raggio che da esso vene.
Ma sì come carbon che fiamma rende,
e per vivo candor quella soverchia,
sì che la sua parvenza si difende;
così questo folgór che già ne cerchia
fia vinto in apparenza da la carne
che tutto dì la terra ricoperchia;
né potrà tanta luce affaticarne:
ché li organi del corpo saran forti
a tutto ciò che potrà dilettarne».
Tanto mi parver sùbiti e accorti
e l’uno e l’altro coro a dicer «Amme!»,
che ben mostrar disio d’i corpi morti:
forse non pur per lor, ma per le mamme,
per li padri e per li altri che fuor cari
anzi che fosser sempiterne fiamme.
Ed ecco intorno, di chiarezza pari,
nascere un lustro sopra quel che v’era,
per guisa d’orizzonte che rischiari.
E sì come al salir di prima sera
comincian per lo ciel nove parvenze,
sì che la vista pare e non par vera,
parvemi lì novelle sussistenze
cominciare a vedere, e fare un giro
di fuor da l’altre due circunferenze.
Oh vero sfavillar del Santo Spiro!
come si fece sùbito e candente
a li occhi miei che, vinti, nol soffriro!
Ma Bëatrice sì bella e ridente
mi si mostrò, che tra quelle vedute
si vuol lasciar che non seguir la mente.
Quindi ripreser li occhi miei virtute
a rilevarsi; e vidimi translato
sol con mia donna in più alta salute.
Ben m’accors’ io ch’io era più levato,
per l’affocato riso de la stella,
che mi parea più roggio che l’usato.
Con tutto ’l core e con quella favella
ch’è una in tutti, a Dio feci olocausto,
qual conveniesi a la grazia novella.
E non er’ anco del mio petto essausto
l’ardor del sacrificio, ch’io conobbi
esso litare stato accetto e fausto;
ché con tanto lucore e tanto robbi
m’apparvero splendor dentro a due raggi,
ch’io dissi: «O Elïòs che sì li addobbi!».
Come distinta da minori e maggi
lumi biancheggia tra ’ poli del mondo
Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi;
sì costellati facean nel profondo
Marte quei raggi il venerabil segno
che fan giunture di quadranti in tondo.
Qui vince la memoria mia lo ’ngegno;
ché quella croce lampeggiava Cristo,
sì ch’io non so trovare essempro degno;
ma chi prende sua croce e segue Cristo,
ancor mi scuserà di quel ch’io lasso,
vedendo in quell’ albor balenar Cristo.
Di corno in corno e tra la cima e ’l basso
si movien lumi, scintillando forte
nel congiugnersi insieme e nel trapasso:
così si veggion qui diritte e torte,
veloci e tarde, rinovando vista,
le minuzie d’i corpi, lunghe e corte,
moversi per lo raggio onde si lista
talvolta l’ombra che, per sua difesa,
la gente con ingegno e arte acquista.
E come giga e arpa, in tempra tesa
di molte corde, fa dolce tintinno
a tal da cui la nota non è intesa,
così da’ lumi che lì m’apparinno
s’accogliea per la croce una melode
che mi rapiva, sanza intender l’inno.
Ben m’accors’ io ch’elli era d’alte lode,
però ch’a me venìa «Resurgi» e «Vinci»
come a colui che non intende e ode.
Ïo m’innamorava tanto quinci,
che ’nfino a lì non fu alcuna cosa
che mi legasse con sì dolci vinci.
Forse la mia parola par troppo osa,
posponendo il piacer de li occhi belli,
ne’ quai mirando mio disio ha posa;
ma chi s’avvede che i vivi suggelli
d’ogne bellezza più fanno più suso,
e ch’io non m’era lì rivolto a quelli,
escusar puommi di quel ch’io m’accuso
per escusarmi, e vedermi dir vero:
ché ’l piacer santo non è qui dischiuso,
perché si fa, montando, più sincero.
Fonte: https://digitaldante.columbia.edu
Dante Alighieri by Giotto di Bordone, c. 1335
Immagini:
Busto di Dante, Salvador Dalí, 1964, esposto alla mostra #DalíMeetsDante presso il Palazzo Medici Riccardi (2015).
Salvador Dalí, Port Lligat, October 1959 © photo DESCHARNES & DESCHARNES / daliphoto.com
"Assumpta Corpuscularia Lapislazulina", 1952, Salvador Dalí, © Salvador Dalí, Fundació Gala-Salvador Dalí, Figueres, 2014.
Particolare del ritratto di Dante Alighieri, parte del ciclo di affreschi della bottega di Giotto databile al 1330-1337 circa e raffigurante il Giudizio Universale, cappella del Podestà, palazzo del Bargello, Firenze.