Collezione Dalí a La Mode

Mercoledì, 3. Gennaio 2018

Alcuni anni fa è stato chiesto ai più famosi stilisti londinesi di lasciare campo libero alla loro immaginazione e talento artistico per interpretare il Surrealismo di Dalí attraverso i loro bozzetti.

Importanti personalità della moda hanno collaborato al progetto, tra cui gli stilisti Moschino, Catherine Walker, Enrico Coveri e Sonia Rykeil.

Dalí Universe possiede questa eccezionale Collezione di abiti ispirati alle opere di Salvador Dalí.

Dalí adorava l’alta moda e, dalla collaborazione con le più grandi icone della moda come Coco Chanel, Elsa Schiaparelli, Cartier e Christian Dior, egli creò indimenticabili abiti, tra i quali i costumi per il balletto "Bacchanale" e il "Lobster Dress".

Nel 1936, Dalí progettò la Giacca Afrodisiaca, un’elegante giacca smoking di color nero, completamente rivestita di bicchieri riempiti con liquore alla menta. Le cannucce, presenti in ciascun bicchiere, invitavano gli spettatori a sorseggiare la bevanda e, con tale azione, a “consumare” l’arte.

Grazie alla collaborazione con la stilista italiana Elsa Schiapparelli, Dalí realizzò memorabili ed indimenticabili creazioni tra le quali l’abito “Scrivania” (1936), l’abito “Scheletro” (1938) ed il “Cappello-scarpa” (1937).

Nel 1950, Dalí collaborò con Christian Dior per creare “l’abito per l’anno 2045”, un abito di seta verdem con una gruccia di velluto e tre maschere di metallo nella zona pelvica. Un progetto ormai non così lontano, considerando che siamo già alla fine del 2017! 

La Collezione “Dalí e la moda” di Dalí Universe ha continuato a crescere ed oggi consiste in 31 abiti che costituiscono una spettacolare raccolta di capi di design d’abbigliamento.

Le ultime creazioni risalgono al 2008 quando dodici tra i più famosi stilisti del Regno Unito, tra cui Graeme Black e Allegra Hicks, hanno presentato i loro nuovi abiti all’Universo Dalí a Londra.

Per Dalí, il significato simbolico di un vestito può essere riassunto nella sua memorabile citazione “Vestirsi, travestirsi, è un modo di combattere il trauma più grande di tutti: quello della nascita.”