“Alice nel Paese delle Meraviglie”. L’immagine dell’eterna fanciulla protagonista delle opere di Dalí.

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Lunedì, 25. Febbraio 2019

“…la metamorfosi ci viene presentata logicamente come l’unico vero mezzo per l’uomo di allargare le sue frontiere; come l’avvenire libero dell’umanità”. Maurice Blanchot

Alice nel Paese delle Meraviglie…

 

è una delle immagini preferite di Dalí, interpretate sia nella pittura che nella scultura. La fanciulla che salta la corda in un paesaggio da sogno è un’icona emblematica presente nella produzione artistica daliniana. L’innocenza e l’ingenuità di Alice vengono illustrate da Dalí attraverso l’immagine della lunga siluette della fanciulla con le braccia sollevate nell’atto di sorreggere una corda, fermata nel punto più verticale del suo movimento, quando si trova sopra la testa. Dalle mani e dai capelli sbocciano le rose, simbolo della bellezza femminile e dell’eterna giovinezza. La stampella è invece simbolo di stabilità, offre ad Alice un supporto emotivo, agendo da collegamento tra il mondo della fantasia e quello della realtà.

…cade nel sonno e si risveglia nel mondo descritto da Lewis Carroll…

Dalí è stato attratto sia dall'incredibile trama che dai caratteri dei personaggi stravaganti del racconto scritto da Lewis Carroll nel 1865. Nella storia, Alice si addormenta e sogna di cadere in una tana di coniglio ed entrare nel mondo fantastico di pozioni magiche “bevimi” abitato da creature eccentriche e pieno di realtà assurde. Per Dalí, Alice rappresenta l’eterna fanciulla, ingenua ed innocente.

La storia di Alice inizia nel 1865, quando il reverendo Charles Lutwidge Dodgson pubblicò un libro che raccontava di una bambina caduta nella tana di coniglio. Si trattava di una fiaba inventata per intrattenere la sua conoscente Alice Liddell e le sue sorelle. Così Alice venne presentata al mondo dal suo creatore Lewis Carroll.

Quasi cento anni dopo, nel 1968, la casa editrice Random House commissionò a Dalí l’illustrazione della fiaba di Carroll. Le 12 grafiche create da Dalí, tra le quali "Who Stole the Tarts" e "Down the Rabbit Hole”, sono bizzarre ed eccentriche, piene di doppi significati ed immaginazioni surreali, quasi illustrazioni da incubo.

…appare come una fanciulla che salta la corda…

L’immagine della giovane che salta la corda appare per la prima volta nelle opere di Dalí nel 1930 ed è stata illustrata in numerosi dipinti come “Eco Morfologico” (1935), “Eco Nostalgico” (1935) e “Periferia di una paranoica città” (1935) e “Paesaggio con fanciulla che salta la corda” (1936).

In questi dipinti, Dalí ha illustrato in secondo piano, una figura femminile vestita con un lungo abito di colore bianco, mentre avanza con le braccia sollevate in alto e le mani che tengono una sottile corda, evidenziata anche nella lunga ombra proiettata a terra.

…e talvolta quasi come un fantasma…

La fanciulla illustrata nelle opere sopraccitate, presenta caratteristiche figurative molto simili a quelle della fanciulla che Dalí dipinse in alcune opere realizzate nei medesimi anni ’30, dal titolo “Immagine astrale paranioca” (1934), “Momento di Transizione” (1934), “Orizzonti dimenticati” (1936) e “Un chimico il sollevamento con estrema precauzione la cuticola di un grande pianoforte” (1936).

Ciascuna di queste opere pittoriche, illustra una donna in secondo piano, mentre avanza con la testa lievemente china. Il suo lungo abito dalle tonalità chiare suggerisce all’intera figura un carattere fragile.

Si tratta di Carolineta Barnadas Ferres, soprannominata Carolineta, figlia nubile di Carolina, sorella della nonna di Salvador Dalí. Carolineta morì tragicamente di meningite all’età di 34 anni. Era il 1914 e Dalí apprese la notizia quando aveva appena 10 anni. Fu un momento drammatico per tutta la famiglia, ma Dalí elaborò questa perdita familiare solamente in un secondo momento, negli anni ’30, quando iniziò ad illustrare la figura di Carolineta nelle sue tele, sempre vestita di bianco, come un’apparizione spettrale, una fanciulla fantasma che avanza dal nulla.

…poi diventa l’eterna fanciulla….

In alcune opere Dalí decise di illustrare Carolineta come l’eterna fanciulla che salta la corda, simbolo della gioia, spensieratezza e vitalità che le è stata tolta precocemente. Ella cambia il nome in Alice. La sua veste continua ad essere bianca come quella di Carolineta, ma la figura è illustrata nell’atto di saltare con la corda. Pur essendo rappresentata nel momento in cui giunge sopra alla testa, come in un fermo immagine, la corda offre al contrario una sensazione di perpetuo movimento, fatto di salti che non finiscono mai e rispecchiano l’eterna femminilità, l’eterna giovinezza, in un tempo “sospeso” tra la fantasia e la realtà.

…che svela la sua “doppia immagine” ed i suoi significati multipli…

Il concetto della “doppia immagine” e la metamorfosi sono due aspetti che Dalí ha saputo illustrare pienamente nell’opera scultorea di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Essa celebra infatti i due concetti più innovativi e provocatori che Dalí definì ed utilizzò ampiamente durante tutta la sua produzione artistica.

Osservando da lontano questa scultura, è possibile vedere l’immagine di Alice, così come appare nel dipinto “Eco Monfologico” (1935); viceversa, se osservata da vicino, è possibile cogliere il suo carattere “doppio” del volto e delle mani, che appaiono come boccioli di rosa nel momento della loro massima fioritura.

Dalí definì questo fenomeno della “doppia immagine” come “l’immagine che suggerisce la visione di una seconda immagine osservata a prima vista o intensamente”.

…un’eredità dell’affascinante immaginario di Arcimboldo…

Il concetto della “doppia immagine” ha la sua origine nelle pitture del 1500 ed in particolare in quelle di Giuseppe Arcimboldo, pittore italiano vissuto tra il 1526 e 1593, che il filosofo francese Jacques Lacan definì come l’autore delle “piège à regard”, trappole della visione, illusioni ottiche ingannevoli mirate a rappresentare l’invisibile.

Nell’ideare la scultura di Alice, Dalí trasse diretta ispirazione dall’opera pittorica di Arcimboldo “Quattro Stagioni” (1573), ed amplificò il concetto della “doppia immagine” fino a farla diventare “tripla e multipla”. Infatti, osservando la scultura da un punto così vicino da non poter cogliere la sua fisionomia facciale completa, i solchi tracciati sul volto, così come quelli sul collo, appaiono come i segni della vecchiaia.

La scultura acquista un nuovo significato “opposto” poichè il tema della giovinezza muta nella vecchiaia; con l’uso del medesimo concetto che Dalì applicò per la realizzazione dei dipinti “Vecchiaia, adolescenza, infanzia” (1940) e “Mercato di schiavi con busto di Voltaire” (1940).

…dove le anamorfosi diventano metamorfosi…

Il fenomeno della metamorfosi rappresenta “la chiave di volta dell’estetica daliniana” poiché, secondo Dalí, consente di procurare continui mutamenti dell’immagine originale, la quale appare sotto forme diverse e, vivendo una sua continua evoluzione, genera un continuo piacere.

Dalí scrisse: “La particolarità più curiosa del fenomeno (che sarebbe poi divenuta la chiave di volta della mia futura estetica) consisteva nella possibilità di ritrovare sempre, a mio piacimento, uno qualsiasi dei mille stadi dell’evoluzione di una figura, e di ritrovarlo non semplicemente com’era all’inizio, ma come lo avevo progressivamente perfezionato e arricchito”.

…e la giovinezza mostra la sua vecchiaia, anch’essa eterna…

Le plurime metamorfosi, permettono all’osservatore si vedere, ad una distanza ravvicinata, un diverso aspetto “opposto”, che genera un nuovo significato dell’immagine.

Nella dimensione daliniana gli opposti convivono spesso nella stessa opera. Se la scultura “La Lumaca e l’Angelo” (1977) rappresenta nella terza dimensione il simbolismo del “molle-duro”, l’opera in bronzo “Alice nel Paese delle Meraviglie” (1977) illustra nella terza dimensione l’ossessione “giovinezza-vecchiaia” che accompagnò Dalì durante tutta la sua vita.

“Io adoravo la vecchiaia” disse Dalí, “da bambino, adoravo il nobile prestigio degli anziani, e avrei dato volentieri il mio corpo per poterli raggiungere rapidamente, per invecchiar con loro”.

Sotto questa nuova chiave di lettura, anche la stampella accanto ad Alice sembra acquisire un nuovo significato e diventa il sostegno non soltanto per il corpo ma anche per l’anima. L’anima della fanciullezza che acquista, invecchiando, la sua forma più pura.

Dalí scrisse: “Lasciate che il ferro rovente della mia stessa vita mi tracci sul volto un labirinto di rughe, lasciate che i miei capelli imbianchino, che il mio passo vacilli, purchè l’intelligenza della mia anima sia salva, purchè la mia informe anima infantile acquisti, invecchiando, la forma razionale ed estetica di un’architettura, purchè io possa imparare quanto nessuno saprebbe insegnarmi, quanto la vita soltanto saprà tatuare profondamente sulla mia epidermide!”

Per Dalí, nella scultura di Alice, giovinezza e vecchiaia costituiscono “un insieme unico”. A tal proposito Dalí scrisse: “Nella mia mente il desiderio e la scienza costituivano un insieme unico e io sapevo che soltanto la prosperità e poi la decadenza della mia carne potevano offrirmi illuminanti risurrezioni”.

Anche la stampella, posta accanto alla scultura, simboleggia in modo unitario un altro dualismo, sempre costituito da due opposti facenti parte di un solo uno: la morte e la risurrezione. L’unitarietà simbolica della stampella ha origine nella stessa definizione che ne diede Dalí: “simbolo di morte” e di “simbolo di risurrezione!”.

…fino a lasciare una lunga ombra lungo il suo cammino…

Nelle opere pittoriche di Dalí, la figura di Alice appare spesso in un secondo piano su un’infinita distesa di sabbia chiara. La sua ombra proiettata a terra appare evidente dato il forte contrasto cromatico creato tra il contorno scuro e la sabbia chiara. Ombre lunghe, distanze infinite, linee che convergono nei punti di fuga riportano immediatamente alla pittura metafisica di Giorgio De Chirico di cui Dalí si interessò intorno agli anni’20.

La scuola metafisica portò Dalí ad esplorare “le profonde radici dell’esistenza umana” e De Chirico, per Dalí “un fenomeno di genialità assoluta”, ebbe una preponderante influenza sull’artista catalano per essere stato pioniere nell’uso “della prospettiva profonda, di ombre lunghe e misteriose ed accostamenti incongrui di oggetti enigmatici”.

Nella scultura “Alice nel Paese delle Meraviglie” il corpo della fanciulla si presenta in piedi e la sua verticalità è accentuata dalla posizione della corda verso l’alto. Tale scelta rappresentativa è supportata dalla posizione della stampella, anch’essa verticale. Dalí disse “viva il misticismo verticale spagnolo” e definì la verticalità quale direzione fondamentale per “salire al cielo”.

In posizione verticale, Alice appare quasi come una meridiana che scandisce il tempo che passa con la sua lunga ombra proiettata a terra. La sua stessa ombra diventa l’elemento che permette ad Alice di tornare alla realtà e di misurare il tempo passato, anche grazie alla stabilità offerta dalla stampella.

…e raggiungere la terza dimensione!

In merito alla tematica delle ombre, sicuramente la terza dimensione ha offerto a Dalí un’espressività totale. La luce non è più definita e fissata sulla tela ma diventa mutevole in funzione della sorgente luminosa che illumina la scultura e proietta la sua ombra sulle superfici facenti parte del contesto in cui l’opera viene osservata.

Luci ed ombre consentono di percepire la scultura di “Alice nel paese delle Meraviglie” nella sua più completa capacità comunicativa. La stessa opera scultorea, che Dalí Universe ha esposto e continua a mostrare in molte località del mondo, potrà suscitare emozioni sempre diverse a chi la osserva, anche in relazione alle luci ed ombre che rimodellano l’intera composizione.

La versione monumentale di questa scultura, con altezza di cinque metri, è attualmente esibita a Courchevel, nelle Alpi Francesi, dove potrà essere ammirata sullo sfondo innevato fino a marzo di quest’anno. Negli ultimi 30 anni, le sculture monumentali della Collezione  Dalí Universe sono state esposte nelle più importanti città del mondo tra le quali Roma, Londra, Pechino, Singapore, Sydney e Hong Kong.

Con la scultura “Alice nel paese delle Meraviglie” Dalí ha voluto mostrarci una realtà differente dal singolare effetto poetico grazie al collegamento tra il mondo reale e surreale. La figura di Alice fa parte di un repertorio visivo e simbolico che Dalí impiegò con costanza lungo tutta la sua vita. Questa scultura illustra nella terza dimensione la personalità di Dalí, le sue ossessioni, paure e passioni. Nella sua complessità l’opera in bronzo “Alice nel paese delle Meraviglie” celebra ed onora un artista che, ancora oggi, continua ad ispirare ed affascinare il pubblico di tutto il mondo.

 

Fonti:

Diario di un genio, Salvador Dalí, 1963

La mia vita segreta, Salvador Dalí, 1942

Salvador Dalí: The Museum of Modern Art, JT Soby, 1946

Dada e Surrealismo Dal Nulla al Sogno, a cura di Marco Vallora, 2018

Catalogue Raisonné of Salvador Dalí Paintings (https://www.salvador-dali.org)

Documentario Dali Talks: Dali and the Dead, The Dali Museum, 2018